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La vita di agenzia
ha davvero rotto
le p***e

Nel nostro mondo, quello del digital marketing e delle agenzie, esiste una sorta di distanza tra chi si occupa di design & content e chi, invece, fa performance marketing. È una cosa che c’è da sempre. Professionalità che spesso lavorano a stretto contatto, infatti, passano la maggior parte del loro tempo a scontrarsi, oppure a custodire gelosamente la propria creatività.

Quante volte abbiamo sentito scambi di questo tipo in agenzia?

Ecco. Secondo noi, dunque, è arrivato il momento di fare un passo indietro e capire il motivo per cui siamo messi così. Davvero.

Cominciamo.

Le aziende sono insoddisfatte delle agenzie digitali (sì, proprio così)

Secondo dati Statista, gli investimenti in Digital & Alternative Media sono cresciuti considerevolmente nel 2024 (+13,3%) soprattutto se comparati con gli investimenti in media tradizionali (+4,1%). Contemporaneamente, oltre il 41% delle aziende si dice insoddisfatta del supporto ricevuto in termini di marketing digitale (sondaggio Netcomm 2023).

Abbastanza preoccupante no?

Ma quali sono le cause di questa insoddisfazione?

Osservando ciò che succede prima di tutto nei nostri progetti, potremmo riassumere le cause in un bell’elenco puntato. Tipo questo:

• Troppi fornitori per le diverse divisioni interne all’azienda.
• Un modo nuovo di fare marketing, anzi completamente nuovo (pensiamo all’arrivo di GA4, del machine learning, alla GDPR).
• La raffica di proposte di nuovi tool, canali, novità da implementare, AI, metaverso, eccetera, eccetera.
• Un’aspettativa e una pressione sempre maggiori sulle attività digitali (DEVONO PORTARE BUSINESS, mai sentita questa?).
• Costi di acquisto degli spazi pubblicitari nei media in considerevole aumento.

Lo scenario è cambiato, le aspettative no

Lo scenario attuale, insomma, è complesso, come tutte le cose di questo mondo. Allo stesso tempo, però, le aziende chiedono a noi agenzie di essere sempre più performanti, di portare sempre più vendite.

E noi agenzie, quando ci chiedono di vendere di più, come rispondiamo di solito? Esatto, con loro: ADV+SEO+DEM. Eppure, prima di buttarci sui classici canali associati alle performance, sarebbe il caso di fermarci e di riflettere. Il mercato digitale è sovraffollato di offerta, di marchi, di ecommerce, di messaggi pubblicitari.

Perché un cliente dovrebbe sceglierci?

Rispondere a questa domanda, o quantomeno provarci, sarebbe un grande punto di partenza. Significherebbe avere la capacità ampliare il proprio punto di vista, di aggiungere ai propri ragionamenti considerazioni legate al modello di business dei nostri clienti, al prodotto, al pricing, alla consistenza del brand, ai contenuti prodotti e ai concept comunicativi.

Per esempio: è inutile spingere in pubblicità se il pricing non è corretto, se non sai quali sono i best seller, se non sai cosa c’è in magazzino, se le creatività che sono state scattate non sono allineate al target di riferimento, se mancano i contenuti video, se non sono stati scattati tutti i prodotti che vengono venduti online, se il mercato è pieno di competitor che vendono lo stesso prodotto al 30% in meno.

Perciò? Come si fa a essere davvero consistenti?

Secondo noi, integrando Retail, Art Direction e Performance. Che, in una parola, significa fare Brandformance.

Unendo le attività di branding con quelle legate alla performance, infatti, è possibile creare dei piani di comunicazione che prevedono (quasi) tutto con esattezza: il canale, il prodotto, il messaggio, l’obiettivo, il target e la creatività.

E i benefici di questo metodo di lavoro non hanno ripercussioni solo in termini di numeri e fatturato, ma anche su aspetti molto meno tangibili: maggior coinvolgimento del team, per esempio, oppure ottimizzazione del time to project, contenuti allineati alle esigenze commerciali, sviluppo competenze trasversali, piani media più fighi. E molto altro ancora.

Quindi, di fatto
Se ti sei rottə le p***e
della vita di agenzia,
non è un problema del settore
sei soltanto nell’agenzia sbagliata

Vuoi saperne di più?