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E-MAIL NEL CESTINO:

di chi è la colpa?

Quante volte vi siete chiestə perché le vostre email, quelle a cui avete dedicato tempo, passione e magari anche un pizzico di genialità, finiscono dritte dritte nel dimenticatoio digitale, ovvero il cestino? La risposta, udite udite, è più semplice (e forse un po’ scomoda) di quanto pensiate: è tutta una questione di approccio!

Un tuffo nel passato: quando tutto sembrava più facile

Ricordate i bei vecchi tempi? Bastava azzeccare un buon Open Rate e un CTR decente, e il canale DEM era considerato il re Mida del marketing. “Se c’è engagement, c’è conversione”, si diceva. Ah, che ingenuità!

Il presente: una giungla intricata

Oggi, il panorama è cambiato radicalmente. È diventato un vero e proprio labirinto, pieno di insidie e sfide. Dobbiamo fare i conti con un sacco di fattori nuovi, che hanno rimescolato le carte in tavola:

  • Yahoo Feedback Loop (roba da nerd, lo so, ma fidatevi, è importante)
  • Apple Privacy Policy (ciao ciao dati, è stato bello finché è durato)
  • Certificazione DKIM (per non finire nello spam, almeno quello!)
  • Tempo medio di lettura di un’email (spoiler: è bassissimo!)
  • Customer journey che si spezzetta in mille rivoli
  • Buyer personas che diventano sempre più sfuggenti

Insomma, tenere alta l’attenzione dellə utenti è diventata un’impresa titanica. Le statistiche sono impietose: la maggior parte delle persone dà alle email meno di 8 secondi del proprio tempo! E non è tutto: ben l’81% dellə utenti è prontə a darti il ben servito (leggi: cancellarsi) se lə sommergi di comunicazioni inutili.

La luce in fondo al tunnel: contenuti di valore e un nuovo mindset

Ma quindi, cosa fare per non soccombere? La risposta è tanto semplice quanto difficile da mettere in pratica: dobbiamo cambiare completamente approccio. Dobbiamo smetterla di guardare i KPI come fossero isole deserte, e iniziare a ragionare in modo più olistico.
Dobbiamo creare contenuti che siano davvero utili per le persone, che le coinvolgano, che abbiano un’anima. Dobbiamo puntare su:

  • Un engagement che vada oltre il semplice click
  • Un visual che catturi l’attenzione e sia piacevole da guardare
  • Un tono di voce che parli la stessa lingua del nostro pubblico
  • Un branding che rafforzi l’identità del marchio
  • Uno storytelling che emozioni e crei un legame
  • Una vera utilità per chi riceve le nostre comunicazioni
  • Segmentazione e personalizzazione spinte al massimo
  • Un’esperienza utente che lasci il segno

Dobbiamo imparare a guardare i dati da prospettive diverse, a incrociare le informazioni, a fare “sistema”.

Rivoluzione! Un nuovo paradigma per l’email marketing

Non si tratta di una semplice “aggiustatina”, ma di una vera e propria rivoluzione. Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare l’email marketing.

Esempi che fanno sognare (e funzionano davvero)

Vi chiederete: “Ok, tutto molto bello, ma nella pratica?”. Beh, vi faccio un esempio: un nostro cliente, con questo approccio, ha visto la revenue del canale email schizzare alle stelle, con un aumento del 196% in un anno!

In un altro caso, il punto di partenza era questo: le persone interagivano con le email, ma non compravano. Cosa fare? È stata organizzata una “tavola rotonda” (non quelle con i cavalieri, sia chiaro, ma quasi!), in cui si sono confrontati tutti i professionisti coinvolti: email marketing manager, content strategist, seo manager, retail manager, art director, customer experience manager, creative copywriter, store manager.

Il risultato? Sono stati individuati i problemi (stock inesistente, informazioni prodotto mancanti, ecc.) e sono state messe in atto piccole modifiche, senza modificare il budget. Ad esempio, è stata creata una “VIP strategy” per premiare i clienti e gli iscritti alla newsletter con promozioni esclusive.

Ma la vera svolta è stata sui contenuti: addio foto da catalogo, benvenuto storytelling! Si è iniziato a raccontare storie, a creare un’atmosfera, a far sognare.

Il nuovo mantra: un cambio di prospettiva

In sostanza, il cambio di paradigma è questo:

  • Non più solo “vendere”, ma raccontare il brand
  • Non più solo “mostrare il prodotto”, ma condividere i valori
  • Non più “email uguali per tutti”, ma contenuti personalizzati

E poi c’è la pianificazione commerciale: non si può improvvisare! Bisogna programmare le attività in base ai periodi chiave, prevedendo diversi scenari.

Cosa ci portiamo a casa?

Quindi, cosa ci portiamo a casa da tutto questo? Ecco i punti fondamentali:

  1. Pianificazione commerciale con la P maiuscola
  2. Contenuti che parlano al cuore (e alla testa) delle persone
  3. Lavoro di squadra: marketing, art direction, performance, retail… tuttə insieme appassionatamente!

E poi c’è la pianificazione commerciale: non si può improvvisare! Bisogna programmare le attività in base ai periodi chiave, prevedendo diversi scenari.

Perché alla fine, la strategia amplifica il retail, il retail nutre la brand awareness, e la brand awareness fa volare le vendite.

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